GUSCI D’UOVO DI STRUZZO, I “GIOIELLI” DEL PALEOLITICO…

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I gusci d’uovo potrebbero non sembrare il materiale migliore con cui realizzare monili o “gioielli” ante litteram che durino nel tempo ma i gusci d’uovo di struzzo, che possono sopportare il peso di un uccello di oltre 150 kg di peso seduto su di essi durante l’incubazione, hanno fatto al caso specifico.

Per i cacciatori-raccoglitori del Paleolitico, che vivevano nell’Africa orientale e meridionale, vissuti da circa 50.000 a circa 33.000 anni or sono, un nido di struzzo era una ricchezza di materiale e, una volta che i pulcini si erano schiusi, i gusci lasciati non richiedevano abilità speciali per essere raccolti.

Secondo Jennifer Miller, del Max Planck Institute for the Science of Human History, i gusci sono estremamente resistenti e un materiale ideale per realizzare qualcosa, come le perline, che desideri sia resistente ma leggero.

Miller e Yiming Wang, sempre del Max Planck Institute, hanno catalogato e analizzato 1.516 perle e hanno scoperto che, anche se erano separati da oltre 3.500 chilometri dal loro rinvenimento, gli stili che gli individui svilupparono all’inizio rimasero quasi invariati per un periodo di oltre 15.000 anni, confermando le rare e molto antiche tracce di comportamenti culturali condivisi da persone che vivono in un vasto paesaggio.

Secondo la Miller, l’uso di oggetti simbolici, come queste perline per comunicare una qualche simbologia, è uno dei tratti unici della nostra specie e le perle erano preziose e avrebbero potuto essere scambiate con altri beni o regalate, come lo sono ancora oggi.

Circa 33.000 anni fa, queste perle scomparvero nell’Africa meridionale, ma erano ancora comunemente prodotte nell’est del continente. Wang suggerisce che questo potrebbe segnalare diversi modi in cui gli individui si sono adattati al cambiamento climatico. L’aumento delle precipitazioni ha portato all’allagamento del bacino idrografico del fiume Zambesi, che collega l’Africa orientale e meridionale. Questa inondazione potrebbe aver bloccato i collegamenti tra est e sud. Mentre l’est è rimasto fertile, Wang spiega che, dopo il cambiamento climatico, il sud potrebbe aver sostenuto solo gruppi umani più piccoli in cui gli individui non avevano più bisogno di investire in qualcosa come la produzione di perline se non nella semplice sopravvivenza…

Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini

Per ulteriori info: Max Planck Institute

Source: danielemancini-archeologia.it

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