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Lo scorso 5 maggio ha segnato il bicentenario della morte di Napoleone Bonaparte, declamata anche nella celebre ode di Alessandro Manzoni: il criticato quanto geniale politico e generale francese è ricordato anche per il piano di invasione dell’Egitto rivolto a tagliare le vie del commercio inglese con l’Oriente. Fu un disastro militare per la Francia, quello del 1798, ma anche un trampolino di lancio politico per il futuro imperatore oltre che la campagna scientifica che svolse o un ruolo cruciale nello sviluppo dell’Egitto moderno.
Più di 300 navi militari francesi lasciarono il porto mediterraneo di Tolone per l’Egitto il 19 maggio 1798. Quasi 54.000 uomini, inclusi più di 36.000 soldati, salparono sotto il comando del generale Napoleone Bonaparte. Il 29enne, futuro imperatore, lanciò la campagna per volere del Direttorio che controllava la Francia rivoluzionaria con gli obiettivi ufficiali di liberare l’Egitto dalla tirannia della dominante classe guerriera mamelucca e tagliare la rotta della Gran Bretagna verso l’India e il resto dell’Oriente.
La forza ben equipaggiata di Napoleone inizialmente godette di facili vittorie, in particolare la presa di Alessandria e la Battaglia delle Piramidi da cui, il 21 luglio 1798, la frase pronunciata arringando le sue truppe: “Soldati, dall’alto di queste piramidi vi guardano quaranta secoli”.
L’operazione militare si trasformò presto in un fiasco quando la Royal Navy britannica, sotto il comando di Horatio Nelson, affondò la flotta francese nella battaglia del Nilo nell’agosto 1798, quasi un preambolo della Battaglia di Trafalgar del 1805, al largo della costa spagnola, quando il leggendario ammiraglio britannico distrusse la marina di Napoleone per sempre.
La campagna egiziana culminò in un’ulteriore umiliazione con la vittoria britannica e ottomana nel maggio 1799 nell’assedio di Acri, oggi in Israele, aggravata dall’epidemia di peste che colpì i soldati francesi ammassati. Napoleone fuggì di nuovo in Francia il 22 agosto 1799, riuscendo a sfuggire alla Royal Navy ma lasciando le sue truppe ad arrendersi il 31 agosto 1801: a seguito della resa, l’esercito francese residuo fu rimpatriato su navi britanniche, insieme a una quantità notevole di antichità egiziane.
Nonostante l’umiliazione delle forze militari di Napoleone, la campagna ha lasciato, dunque, una ricca eredità culturale e scientifica: dalla propaganda napoleonica, che in Francia si è concentrata sui trionfi militari, salutando Bonaparte come l’uomo che ha conseguito grandi vittorie nella terra delle Piramidi e dei Faraoni e poiché la spedizione si concluse con un fallimento militare dopo tre anni, l’enfasi si spostò sul significato culturale e scientifico della campagna.
La spedizione ha prodotto notevoli risultati in questi campi, un lavoro culturale senza precedenti che ha costituito una pietra miliare nella storia della scienza, ponendo le basi dell’egittologia come disciplina: gli studiosi di Bonaparte non scoprirono solo l’antico passato dell’Egitto per il mondo, ma anche per l’Egitto stesso, poiché gli egiziani non erano interessati alla loro storia faraonica a quel punto, liquidandola come pagana!
Il ceppo rivoluzionario francese dell’Illuminismo considerava l’antico Egitto come l’origine ultima della civiltà e, quindi, la spedizione fu vista come un modo per riportare la civiltà nella sua culla.
La campagna d’Egitto ebbe anche un risvolto religioso: sempre nell’aura dello spirito rivoluzionario, Napoleone rinnegò esplicitamente ogni legame con le Crociate e, a bordo della nave “l’Oriente” il 22 giugno 1798, dichiarò ai suoi soldati: “I popoli con cui vivremo sono Maomettani […]. Non bisogna contraddirli; bisogna agire con loro come abbiamo fatto con gli ebrei, con gli italiani; si abbia rispetto per i loro muftis e imam, come si è fatto per i rabbini e i vescovi ”!
Dietro i “buoni” propositi, fu comunque una violenta operazione imperialista e un’operazione militare feroce ma fino a quando il colpo di stato militare di Gamal Abdel Nasser non rovesciò la monarchia egiziana nel 1952, fu universalmente “accettato” che l’invasione di Napoleone avesse “portato la modernità” nel paese. L’Egitto moderno iniziò con l’invasione di Napoleone ed ebbe l’effetto di spazzar via il sistema politico tirannico dei Mamelucchi, aprendo la strada a Muhammad Ali, che fondò il moderno stato egiziano a metà del XIX secolo.
Oltre a cambiare il corso della storia egiziana, la campagna di Napoleone ha avuto anche un impatto sul suo destino in Francia. Ha svolto un ruolo cruciale nel portarlo dall’essere la figura politica più importante della Francia per assicurarsi il titolo di Primo Console della Repubblica nel 1799 fino alla sua incoronazione come Imperatore dei Francesi nel 1804.
Il resto è storia e tanta, ma tanta, archeologia!
Daniele Mancini
Per ulteriori info si legga:
- Description de l’Égypte, Taschen, 2002
- David G. Chandler, Le Campagne di Napoleone, Milano 1998
- Charles C. Gillispie, L’importanza scientifica della campagna d’Egitto in: “Le Scienze (Scientific American)”, n. 315, 1994
Source: danielemancini-archeologia.it