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I ricercatori dell’Accademia polacca delle Scienze hanno scoperto che gli esseri umani hanno domesticato bovini già circa 10.000 anni fa nella regione del Nilo centrale, nell’odierno Sudan.
Le conclusioni preliminari degli archeologi, recentemente tornati dagli scavi, confutano il pensiero tradizionale secondo cui i bovini domestici sarebbero arrivati in Africa orientale dalle terre della Turchia e dell’Iraq.
I ricercatori sono in attesa dei risultati precisi sulla datazione del campione che ne confermeranno la cronologia. Tutte le indicazioni indicano, tuttavia, che si tratti di un periodo molto precedente al V millennio a.C., una data comunemente accettata di introduzione del bestiame domestico dal Medio Oriente, indicando che il domesticamento abbia avuto luogo a livello locale.
L’area dell’ultima ricerca è stata il Bacino di Letti, nella valle del Nilo centrale, in Sudan. Finora, quest’area è stata conosciuta principalmente come la base economica della capitale del regno medievale di Makuria, dove le missioni di scavo polacche hanno lavorato per cinque decenni.
Piotr Osypiński dell’Istituto di Archeologia ed Etnologia PAS, che conduce ricerche nel Bacino di Letti insieme a Marta Osypińska dell‘Istituto di Archeologia dell’Università di Breslavia, conferma che le tracce della presenza umana in questa zona sono decisamente più antiche fino a raggiungere l’VIII millennio a.C. e le ultime ricerche si sono concentrare su di esse.
I ricercatori indicano questa area come la Grande intersezione africana poiché, qui, le tracce di animali e individui, esistenti da millenni lungo il Nilo, attraversarono la cintura del Sahel, il confine meridionale del Sahara.
In quest’area, ai margini del deserto e delle aree coltivabili, i ricercatori hanno scoperto siti archeologici, diversi millenni più antichi delle antiche civiltà e del regno cristiano di Makuria. La loro ricerca accende una nuova luce sul tema del domesticamento del bestiame da parte dei primi pastori circa 10.000 anni fa.
Sulla provenienza dei bovini domestici e dei primi pastori del Sahara orientale, i genetisti suggeriscono che tutti i bovini che oggi conosciamo provenissero da una mandria di uro che visse circa 10.000 anni fa nelle terre dell’odierna Turchia e Iraq e secondo le opinioni prevalente degli studiosi dovrebbe raggiungere l’Africa, in forma domesticata, nel V-VI millennio a.C. Altri archeologi ritenevano che il bestiame africano fosse domesticato anche localmente, nella regione del Sahara orientale.
L’ecosistema desertico doveva essere favorevole al “rafforzamento delle relazioni” tra umani e uro e gli umani avevano seguito le mandrie di questi grandi ruminanti sin dai primi tempi. Tuttavia, non c’erano prove dirette che un tale processo avesse effettivamente avuto luogo, vale a dire i resti di bovini selvatici e le sue forme transitorie e domestiche.
Nel caso dell’addomesticamento africano, la stessa presenza di resti di bovini arcaici, in siti più antichi di quelli indicati dai genetisti al V-VI millennio a.C., costituirebbe tale evidenza. Osypińska ritiene che, a causa della mancanza di tracce archeologiche sotto forma di ossi di grandi ruminanti ben conservate, l’idea dell’addomesticamento locale del bestiame sia stata abbandonata e i rapporti genetici hanno dominato il dibattito scientifico.
Nel frattempo, durante la ricerca a Letti, le nuove scoperte gettano nuova luce e permettono di riprendere il dibattito sull’origine del bestiame in Africa. In uno dei siti dell’inizio dell’Olocene (circa 10.000 anni fa), i ricercatori hanno scoperto i resti di bovini domestici con caratteristiche “simili a un uro”. Erano tra le ossa di altre specie animali rigorosamente selvatiche che abitavano la savana.
I ricercatori sono in attesa, duqnue, dei risultati precisi sulla datazione del campione rinvenuto che confermerebbe la lcronologia, consentendo di parlare di domesticamento locale.
Osypiński ritiene che quel gruppo umano, che conosceva già la ceramica, usava le macine per frantumare i chicchi di cereali, le varietà selvatiche di miglio, possono essere identificate come comunità del primo Neolitico. Cacciavano ancora animali selvatici della savana, con un’unica eccezione per quel bestiame identificato in una fase iniziale di domesticamento.
Da uno strato dello stesso periodo, gli archeologi hanno rinvenuto anche una minuscola statuetta di argilla raffigurante un bovino acefalo che gli archeologi ritengono sia indubbiamente un grosso ruminante, statuetta simile a quelle note di molte culture di pastori, incluso il popolo Nuer del Sud Sudan.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Per ulteriori info: Science in Poland
Source: danielemancini-archeologia.it