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Diciannove tessere di mosaici rinvenuti tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo ad Alicarnasso, nel distretto di Bodrun, in Turchia, sono state sottoposte ad analisi archeometriche e possono far luce sul tardo periodo romano del centro urbano.
Lo scavo archeologico realizzato nel 1856 da Charles T. Newton e quello recente, tra il 1990 e il 1993 da parte di un team congiunto danese-turco, hanno rivelato diversi pavimenti a mosaico in una domus tardoantica ascrivibile al V secolo d.C., oggi denominata Casa di Charidemos.
Diciannove tessere del pavimento sono state analizzate con vari metodi archeometrici e i risultati hanno mostrato la composizione e la produzione delle varie tessere. Sette tessere sono state realizzate in vetro opaco, undici di vari materiali litici mentre una di esse era un frammento ceramico. I risultati hanno anche mostrato l’uso di vetro decolorato composto da manganese e antimonio e due tipi di vetro rosso.
Il confronto con le tessere della Casa di Charidemos con altri siti dell’Anatolia dello stesso periodo mostra somiglianze nella composizione del vetro di base ma anche alcune particolarità degli agenti coloranti e opacizzanti usati per il mosaico .
Sulla rivista Heritage Science, gli autori Kaare Lund Rasmussen, Thomas Delbey, Bjarke Jørgensen, Kasper Høegh Jensen, Birte Poulsen e Poul Pedersen della University of Southern Denmark ritengono che la caratterizzazione delle tessere di vetro, pietra e ceramica della Casa di Charidemos ad Alicarnasso mostra che una diversità di materiali sia stata utilizzata per la produzione dei mosaici in contesti privati durante il periodo tardo romano-inizio bizantino in Anatolia. Il confronto della composizione del vetro con quella di altri siti in Anatolia ha mostrato somiglianze nell’uso dei materiali di base per il vetro ma la presenza di vetro riciclato e decolorato composto da manganese e antimonio e l’uso di calcio-antimonato e piombo-antimonato collegano queste tessere alla tradizione tardo romana.
L’uso di antimonio come agente opacizzante mostra che questo materiale era ancora ampiamente utilizzato in questo periodo ad Alicarnasso e non era ancora completamente sostituito da composti ricchi di stagno, come si può vedere nella tessera rosso intenso KLR471. Le distribuzioni elementari molto strette tra i campioni di colori simili che riflettono la stessa composizione di vetro di base potrebbero supportare l’ipotesi di laboratori secondari specializzati nella produzione di determinati colori di tessere.
Tuttavia, il riutilizzo dei materiali, talvolta considerato una caratteristica del periodo tardo romano, secondo i ricercatori, può essere interpretato come conseguenza dei mutamenti di un sistema economico meno globalizzato e forse più orientato al consumo in un mercato ristretto.
Le caratteristiche dei materiali lapidei utilizzati nella Casa di Charidemos non consentono di valutare la provenienza dei materiali geologici utilizzati in questo contesto. Ulteriori indagini utilizzando, la petrografia a sezione sottile e forse l’analisi isotopica stabile, sarebbero utili per determinare il tipo e l’origine dei materiali lapidei utilizzati per questi campioni.
Tradotto e rielaborato da Daniele Mancini
Source: danielemancini-archeologia.it